Croce Stazionaria Medievale - Castelbottaccio, Provincia di Campobasso

Indirizzo: Via S. Giovanni Bosco, 3, 86030 Castelbottaccio CB, Italia.

Specialità: Punto di riferimento storico.

Opinioni: Questa azienda ha 1 recensioni su Google My Business.
Media delle opinioni: 5/5.

Posizione di Croce Stazionaria Medievale

Croce Stazionaria Medievale Via S. Giovanni Bosco, 3, 86030 Castelbottaccio CB, Italia

Se stai cercando un punto di riferimento storico in Italia, la Croce Stazionaria Medievale in Via S. Giovanni Bosco, 3, 86030 Castelbottaccio CB è la scelta perfetta per te. Con una media delle opinioni di 5/5 basata su 1 recensione su Google My Business, questa azienda ha dimostrato di offrire un'esperienza straordinaria ai suoi visitatori.

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Questa croce medievale è una reliquia storica che attira l'attenzione di molti appassionati di storia e cultura. La sua unicità e la sua importanza storica la rendono una tappa obbligatoria per chi visita la zona. La Croce Stazionaria Medievale è specializzata nel offrire un'esperienza unica e indimenticabile ai suoi visitatori.

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Recensioni di Croce Stazionaria Medievale

Croce Stazionaria Medievale - Castelbottaccio, Provincia di Campobasso
Alfredo Sforza
5/5

Trasportata da un luogo all’altro del paese, la croce di Castelbottaccio sembra essere stata ricomposta definitivamente in una forma che non è quella originale e con pezzi di varia provenienza che rendono difficile capire come sia stata concepita in origine.

Comunque certamente la base è una pietra di riutilizzo proveniente da un frantoio in cui serviva da peso per la spremitura e la data 1872 potrebbe riferirsi anche al frantoio e non alla croce.

Allo stesso modo sembra non pertinente alla prima croce il fusto della colonnina di sezione quadrata che presenta  una base con una cornice ad S dal rilievo appena accennato. In alto un finto capitello dalle cornici rettilinee contiene nella parte frontale del collarino una scritta con segni abbreviativi su tre righi ANT^O /  DE.C ^I^RO/ F. I55O, che potrebbe essere interpretata: ANTONIO DE CRISTOFORO FECE 1550.

Sul fronte verso la strada un agile Cristo dalle braccia sottili e dalle gambe coperte da un panno che scende fino alle ginocchia contrasta con le grandi dimensioni del cranio di Adamo che in basso si presenta con le solite tibie incrociate.

Sulla destra e sulla sinistra del crocifisso, all’interno delle terminazioni trilobate dei bracci della croce, vi sono le immagini molto rovinate dalla Madonna e di S. Giovanni. Nel trilobo superiore sembra si possano riconoscere le ali aperte di una colomba la cui testa è circondata da un’aureola.

Sul retro la parte centrale è occupata da ciò che rimane di un Cristo risorto benedicente che regge una sfera con la mano sinistra. Nei due trilobi della trave orizzontale rimangono le immagini del leone di S. Marco e del bue di Luca, mentre in alto sopravvive un Agnello crucifero di estrazione apocalittica e in basso il giovane alato di S. Matteo.

Particolarmente interessante il grande capitello che, provenendo da uno sconosciuto edificio, fa da base alla colonnina quadrata.

Non solo è sconosciuto il suo luogo di provenienza, ma è anche complessa l’interpretazione delle figure che sono distribuite sulle quattro facce.

A vederlo senza sapere il contesto da cui proviene sembrerebbe un capitello definibile genericamente medioevale. Sicuramente chi lo scolpì ha seguito un ragionamento nel collocare le figure che, con evidenza, non rispondono a regole di simmetria e tantomeno a criteri di semplice decorazione.

Ad una serie di palmette in acanto spinoso messe in verticale, integrate da fogliame fantastico all’interno del quale appare anche un aquilotto in volo che ghermisce una preda, segue il profilo di un leone passante con la coda fra le gambe e una lunga e sottile lingua che esce dalla bocca.

Subito dopo, sullo spigolo del capitello, sembra potersi vedere l’immagine di una donna vestita di una corta tunica e con le braccia rivolte verso l’alto come una cariatide medioevale nell’atto di sostenere qualcosa. Del tutto mancate è la testa ed il braccio destro.
A lato, proseguendo verso destra, si vede un serpente ritratto in posizione verticale con la testa rigirata all’indietro, la bocca aperta nell’atto di trattenere qualcosa che sembra un pomo e la coda attorcigliata.
Sicuramente singolari sono le sue piccole orecchie che esaltano il suo diabolico significato simbolico.
Infine, vi è l’immagine ancora di profilo di un leone che, però, ha la coda rigirata in alto lungo il dorso. Un animale disteso tra le sue zambe sembra un cane con la pancia rivolta verso l’alto.
Una particolarità di questi due leoni sono le zampe che hanno i piedi rivolti all’indietro come quelli che appartengono ai leoni marini di una certa tradizione medioevale fantastica.
L’interpretazione non è semplice, ma la datazione non dovrebbe andare oltre l’epoca normanna. E’ presumibile che il capitello provenga da una scomparsa chiesa del territorio.

(Crediti a Franco Valente)

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